Cronaca
22 Maggio 2014
Il coro dei truffati: "Ci fidavamo ciecamente di lui". Ma l'indagato non compare in aula

La rabbia in tribunale. Folla per il processo all’ex broker Mazzoni

di Ruggero Veronese | 4 min

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unnamed (6)“Cosa penso riguardo a Mazzoni? È meglio che non dica nulla, non sono cose che si possono scrivere su un giornale”. Le parole di un anziano cittadino di Jolanda di Savoia racchiudono tutto lo sdegno, la delusione e addirittura l’odio covato dalle oltre 200 vittime della presunta maxitruffa attuata da Raffaele Mazzoni, l’ex consulente finanziario di Banca Mediolanum scomparso nel nulla nei primi giorni del febbraio 2013 dopo aver creato un ‘buco’ da 11,5 milioni di euro nei conti dei suoi clienti. Persone che in gran parte il broker conosceva da una vita, che frequentava quotidianamente e con cui aveva addirittura fatto le vacanze insieme, ieri tutti radunati di fronte all’aula A del tribunale di Ferrara per costituirsi parti civili contro l’ex amico e chiedere la restituzione dei propri risparmi.

Il processo comincia con la prima udienza preliminare ma lui, Raffaele Mazzoni, non compare in tribunale. “Ha troppa paura a farsi vedere”, suggerisce un anziano risparmiatore. Sono molte però le voci che invocano il suo arrivo: “Troppo comodo così, a farsi rappresentare dagli avvocati in tribunale. Perchè non si fa rivedere da noi?”.

La risposta forse è molto semplice: “È una causa dove giustizia e vendetta si uniscono”, commenta uno degli avvocati entrando nell’aula. E la sua affermazione trova riscontro nelle parole di alcuni vecchi clienti e amici di Mazzoni in attesa nei corridoi, alcuni dei quali sono riusciti tramite transazione a ottenere la restituzione dei propri risparmi da Banca Mediolanum, ma non hanno comunque intenzione di dimenticare il tradimento del broker: “Abbiamo avuto contatti con la banca – ci spiega un’anziana signora della zona di Copparo -, abbiamo già risolto tra di noi. Ma non posso scordare quello che ha fatto Raffaele, faccio ancora fatica a dormire alla notte. Mi fidavo ciecamente di lui, gli avrei dato anche le chiavi di casa se me le avesse chieste”.

Non tutti però hanno trovato la stessa disponibilità dalla banca. Mazzoni ha chiesto centinaia di assegni ai propri clienti, spesso in bianco o facendoseli intestare personalmente: in questi casi è assai più difficile ottenere la restituzione completa dei risparmi dalla propria banca. “I miei clienti hanno raggiunto un accordo con vincolo di riservatezza – spiega l’avvocato Gianluigi Pieraccini -, quindi non posso dire molto, se non che la transazione ha tenuto conto del concorso di colpa dei clienti di Mazzoni, quando hanno consegnato assegni non intestati a Banca Mediolanum. Oggi ci costituiamo contro Mazzoni per chiedere la parte residua dei risparmi persi e i danni morali”.

Danni morali che, in alcuni casi, potrebbero essere molto rilevanti: in attesa di fronte all’aula del tribunale sono numerose le persone che sono state costrette a bruschi cambi nei loro progetti di vita. Diverse coppie di anziani raccontano di aver dovuto annullare l’acquisto della casa per i figli o di non essere riusciti ad aiutare i nipoti nelle iscrizioni all’università. Uno degli assistiti di Pieraccini rinunciò a un investimento in un’attività imprenditoriale per consegnare circa 120mila euro a Mazzoni, dietro la promessa di farli fruttare. Li aveva ottenuti come risarcimento per un gravissimo incidente stradale, che lo aveva costretto a quasi un mese di coma e una disabilità lavorativa permanente.

I dubbi maggiori riguardano però la capacità risarcitoria di Mazzoni: dove sono finiti tutti gli 11,5 milioni di euro sottratti ai suoi clienti e amici? Secondo i suoi difensori, Mazzoni li avrebbe spesi via via nel corso degli anni proprio per mascherare le perdite che stava accumulando: per consegnare i profitti e gli interessi che aveva promesso, avrebbe di volta in volta ottenuto nuovi assegni da altri clienti, fino a quando la piramide di debiti e bugie che aveva costruito non è crollata. Ma c’è anche chi non la pensa così: guarda al tenore di vita mostrato dal broker nel corso degli anni, alle auto di lusso sulle quali è stato visto dai suoi compaesani. E non abbandona la speranza: “I nostri risparmi sono ancora da qualche parte, ma chissà dove li ha nascosti Raffaele”, afferma un suo conoscente con tono quasi comprensivo, prima di andarsi a costituire parte civile nei suoi confronti. Sulla stessa linea anche l’avvocato Pieraccini, che non usa mezzi termini: “Credo sia una buffonata la storia che i soldi sono serviti per consegnare gli interessi ai clienti e coprire il buco. Se fosse così significherebbe che Mazzoni è un benefattore e che da tutto questo non ha mai incassato nulla. Ma la gente si era accorta da tempo del suo tenore di vita”.

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